Dai documenti emerge quale fu l'inter di formazione e consolidamento del potere della famiglia, che, dal castello originario di Bagnolo, ben presto si affermò tra le primarie della città di Ravenna tra il XII° e XIV° secolo; il legame con la Chiesa di Ravenna e le sue Istituzioni Ecclesiastiche portò all'accrescimento dei benefici fondiari su di un territorio che abbracciava il forlivese ed il ravennate.
Nel 1240 Ruggero
(I) da Bagnolo di Bologna con il titolo di conte, ricopriva la carica
di vicario imperiale nelle città e nei contadi di Arezzo, Città di Castello e
Cortona per conto del capitano generale dell’impero in Toscana Pandolfo di
Fasanella.
Negli anni 1246/1250 Federico d’Antiochia, figlio
dell’imperatore Federico II° detenne l’incarico di vicario imperiale per tutta
la Toscana e podestà di Firenze; per il biennio 1246/1247 esercitò direttamente
la podestaria attraverso dei vicari delegati all’amministrazione interna della
città, che furono, nel 1246 Emanuele Doria e nel 1247 Ruggeri di Bagnolo.
Ruggero da Bagnolo resse Firenze, in qualità di
vicario di Federico d’Antiochia (“vicarius Friderici de Antiochia”) per
1 anno;
durante il suo mandato come quello del predecessore Emanuele Doria furono
promulgate forti imposizioni sulle chiese.
Nel secondo semestre del 1253 il bolognese Ruggero
(Uglieri, Uggeri) da Bagnolo, ricoprì la carica di capitano del popolo di
Siena, primo forestiero, dal momento che fino ad allora l’incarico era stato
esercitato da cittadini nati nel territorio della Repubblica; in
altra fonte è indicato come originario di Romagna.
Il 3 dicembre 1234 Orlando (I) de Bagnolo, fu tra i notabili di
Ravenna, alla sottoscrizione in Venezia del primo trattato di commercio tra la
il Comune di Venezia ed il doge Iacopo Tiepolo, da una parte, ed il Comune di
Ravenna dall’altra ; nel secondo quadrimestre del 1264
Aldrovando (I) de Bagnolis figurava tra gli ufficiali eletti del Comune di Bagnacavallo;Salimbene (II)
de Bagnolo nel 1304 fu tra gli 8 Savii eletti per dirimere la questione
dei dazi con Venezia.
Vitale (IV) figlio di Bagnolo (II), notaio di Ravenna per autorità imperiale, fu senz’altro tra la fine del XIII° secolo e l’inizio del XIV° secolo, il rappresentante più importante della famiglia, e certamente uno degli uomini di maggior rilievo in Ravenna ed in Romagna in quel periodo.
Vitale passò alla storia per i fatti del 1292; in quest'anno infatti, altre fonti riferiscono il 1291, questi radunò alcuni armati in Forlì, alla testa dei quali sollevò ed occupò Forlimpopoli, scacciando gli ufficiali pontifici; in questa città, Vitale, come riferiscono le fonti del tempo, si rese colpevole di numerosi omicidi e fortificò le opere di difesa preesistenti.
Si riporta di seguito la narrazione dei fatti contenuta in “Historie di Faenza”: “Vitale Bagnolo Not. Da Ravenna, che tolti seco alcuni soldati, e entrando in Forlimpopolo sotto finta d’essequire certi ordini della Corte, admesso che fù dentro, levò la Città di mano ai ministri Ecclesiastici con morte di quelli, che volsero far resistenza, accorrendovi subito il Polentano, e introducendovi presidio.”
Dopo questa prima impresa, Vitale
alla testa di molti cavalieri e fanti attaccò ed occupò Bertinoro (altre fonti riferiscono che non riuscì ad espugnare Bertinoro); da
qui con le truppe ravennati, con i Cervesi, con Maghinardo di Susinana e
con altri confederati, mosse contro la città di Forlì, sede del Rettore,
circondandola da ogni parte, tanto da costringere quest'ultimo a fuggire a Cesena il
5 giugno 1292, seguito da pochissimi dei suoi, mentre il grosso dei difensori
riparò a Bertinoro, Dovadola e Catrocaro: i ribelli fecero prigionieri il
fratello di Ildebrandino, Aghinolfo, con 2 dei suoi figli.
Il vescovo di Arezzo, Conte di
Romagna, Ildebrandino Guidi, sdegnato ed infuriato, censurò Vitale,
scomunicandolo, lo privò degli onori, delle dignità, dei feudi e di ogni altro
bene e pose una taglia sulla sua testa.
Il 27 ottobre 1297 dinanzi a papa
Bonifacio VIII in Roma, nel palazzo papale, nella sala del Concistoro, i procuratori delle città e fazioni di Romagna, di
Ferrara, di Modena e di Reggio, sia di parte guelfa che ghibellina, si
rimisero, prestando singolo giuramento, all’arbitrato del pontefice per la
composizione delle discordie e delle questioni che avevano agitato la Romagna;
Vitale partecipò in qualità di sindaco e procuratore del Podestà, del Consiglio
e del Comune di Ravenna, procuratore e nunzio di Guidone da Polenta, sindaco e
procuratore del Podestà, del Consilio e del Comune di Cervia, procuratore e
nunzio di frà Alberico Manfredi dell’Ordine della Milizia della Beata Vergine
Maria.